How to practice?
Short notes by Roberto Prosseda
4. I pennelli del pianista
A proposito del timbro pianistico, è utile pensare che le nostre dita possano prendere la forma di tanti pennelli diversi. Così come un pittore sceglie il pennello più adeguato al tratto che intende dipingere, allo stesso modo il pianista può gestire il tocco decidendo con quale parte del dito suonare ciascun tasto. Tra le caratteristiche che determinano il tratto di un pennello vi sono lo spessore, la lunghezza, la flessibilità e la densità delle setole. Per analogia, i pianisti possono scegliere tra una vasta gradazione di simili parametri, in base a come usano ciascun dito.
1. La superficie di appoggio del dito sul tasto (lo spessore delle setole): più la superficie è ampia (ad esempio, se suoniamo con il pollice, o con un altro dito in posizione piatta), più il suono sarà pastoso, come un pennello a setole spesse e spaziate, ma meno incisivo rispetto a quello ottenuto suonando con una superficie minore.
2. La lunghezza della leva con cui suoniamo: come già spiegato nell’articolo “le leve e il controllo dinamico”, possiamo scegliere la lunghezza della leva con cui azioniamo il tasto: se il movimento del dito parte solo dalla nocca, avremo una leva corta, come un pennello a setole corte, adatto a suoni corti e staccati. Se invece nel movimento coinvolgiamo anche la mano, l’avambraccio e il braccio avremo una leva più lunga, con una maggiore tensione del suono stesso: adatto, ad esempio, alle lunghe arcate melodiche.
3. La flessibilità e l’angolo dell’attacco del tasto: possiamo scegliere di mantenere il dito estremamente rigido (come un pennello a setole dure), per avere un suono incisivo e ben focalizzato, Se invece cercassimo un timbro più sfumato, sarà efficace una leva più elastica, ottenuta con il parziale allentamento degli snodi delle falangi, come spiegato nel precedente articolo “gestire gli snodi”.
4. La “densità” del suono, direttamente proporzionale alla “peso specifico” del dito con cui azioniamo il tasto: questo parametro è facilmente gestibile graduando il peso del braccio che indirizziamo sul dito, in rapporto anche con l’angolo di attacco e con la superficie utilizzata.
Il suono sarà più denso se usiamo tutto il peso del braccio, concentrato su un dito con una superficie di attacco piccola, usando una leva lunga e di elevata rigidità, per evitare dispersioni di peso. Viceversa, un suono più arioso, analogo al tratto di un pennello a setole rade, è ottenibile usando poco peso (ad esempio, il solo peso del dito), e distribuendo il peso su una superficie di attacco più ampia (con il dito disteso).
Come ogni grande pittore, dunque, anche i pianisti devono essere maestri nell’uso dei colori e dei “pennelli”. Una dotazione di “pennelli” ricca e ben assortita costituisce un elemento essenziale della tecnica pianistica.
Roberto Prosseda